Questo progetto di ampliamento non è stato risolto con una semplice giustapposizione di volumi, ma ha cercato una relazione coerente e sinergica con l’esistente, puntando ad una piena integrazione degli spazi, vecchi e nuovi, interni ed esterni al fine di garantire il funzionamento di tutto il complesso come fosse un’unica “macchina” espositiva e culturale. Analogamente, sotto il profilo compositivo, si è cercato un linguaggio capace di affermare la presenza dei due nuovi volumi con rispetto e senza competere con la materialità e la monumentalità dell’edificio storico ma, al contrario, con l’obiettivo di rafforzare e valorizzare le potenzialità espressive di quest’ultimo. L’edificio principale, che costituirà l’ampliamento del complesso espositivo, è stato concepito come una scatola dalla pelle opalescente che faccia da sfondo al fronte neo-classico ricercando con esso una relazione delicata capace di lasciare spazio all’identità dell’esistente e che, al contempo, stabilisca un dialogo con la città. Una teca che custodisce tesori e li svela all’esterno anche attraverso efficaci forme di comunicazione realizzabili sulle sue pareti vetrate, come la proiezione o la retroilluminazione. Un volume puro e compatto, monolitico ed evanescente al tempo stesso, che ad un’immagine pulita e rigorosa contrappone un’identità affinata e complessa. Il doppio carattere di questo edificio è denunciato anche dalle scelte materiche e costruttive che prevedono un “dentro” definito da fusto strutturale in calcestruzzo armato, capace di garantire un’elevata flessibilità architettonica, e un “fuori” caratterizzato da un involucro vetrato che identifica la presenza urbana del museo.
Non una superficie vetrata trasparente che implica un uso diretto e, talvolta banale, della luce, ma superfici continue realizzate con elementi profilati di U-glass in due finiture opalescenti che definiscono un pattern esterno in grado di creare condizioni percettive capaci di rendere solida la complessità della luce. La teca di vetro che racchiude il museo non lascia vedere l’esterno ma lo fa intuire, non annulla la forma ma, al contrario, genera una rifrazione della luce che ne esalta la sua consistenza.
Tra la massa scultorea del “corpo” e la leggerezza diafana della “pelle” si definisce uno spazio neutro che li sostiene e li alimenta entrambi. Un’intercapedine di ventilazione che, oltre alla sua preziosa funzione bio-climatica, è stata “riempita” di contenuti: scale di sicurezza, distribuzione impiantistica, camminamenti grigliati per la manutenzione e retroilluminazione della facciata